Il complesso problema storico-giuridico della Sila sorse quando Ferdinando IV di Borbone diede incarico nel 1790 al giudice Giuseppe Zurlo di reintegrare al demanio regio i territori occupati, di pertinenza dei comuni silani e del demanio.
Fin dai tempi di Carlo D’Angiò la Sila era un vasto demanio su cui gli abitanti di Cosenza e Casali esercitavano gratuitamente gli usi civici, In seguito alle concessioni di diversi sovrani, era poi stata divisa in Sila Regia e Sila Badiale. Le controversie tra lo Stato e i presunti possessori di terre silane nacquero perché nonostante in passato fosse stato espressamente vietato con diverse leggi di far difese nella Sila, alcuni abusivamente avevano occupato terreni. Nel 1687 parecchi usurpatori avevano fatto offerte di transazione e il Fisco aveva accettato concedendo agli offerenti solo il diritto di superficie con l’obbligo di pagare la fida (tassa sul pascolo degli animali) e il giogatico (tassa sui buoi adoperati per la semina). Nel 1790 si rese quindi necessaria una verifica dello stato di tutta la Sila. Nel periodo francese fu notevole il contributo normativo alla risoluzione della questione silana. Con decreto dell’1.9.1806, che sanzionava l’eversione della feudalità, le terre demaniali soggette ad usi civici vennero suddivise tra baroni e Comuni, con l’obbligo, per questi ultimi, di fissare le quote da assegnare ai cittadini poveri. Con decreto 5 ottobre 1838 Ferdinando II istituì il Commissariato civile per gli affari della Sila, con il compito di rivedere lo stato delle proprietà demaniali statali e comunali e i connessi usi civici. Per rendere più agevole il suo compito, nel 1843 fu istituita la Giunta dei Gravami, composta da cinque magistrati di nomina regia funzionante come Tribunale d’Appello contro le decisioni del Commissario. A seguito della sentenza del Tribunale civile di Cosenza del 10 settembre 1860, n. 774 venne soppressa. Primo Commissario civile fu Lopez Fonseca, quindi, sino al 1860, il giudice Pasquale Barletta. Gli annosi problemi silani restarono però irrisolti tanto che il 25 maggio 1876 con apposita legge si istituiva il Collegio Arbitrale per gli Affari della Sila, con il compito di giudicare su tutte le controversie relative all’esecuzione della legge stessa. Importante fu il proscioglimento dal vincolo degli usi civici di alcune terre della Sila e l’assegnazione di una parte di essa ai Comuni, in proporzione alle loro necessità.
(L. Chinigò)
Altra denominazione: Fondo Sila, 1806 - 1900, fascc.1044 in bb. 148, voll.22, cartelle 4